Molisella Lattanzi

il valore della Scienza

Molisella Lattanzi si occupa di Astronomia. A differenza dei suoi colleghi, il suo sguardo non si rivolge al cielo ma è diretto a noi.
Da anni, infatti, è impegnata in progetti di divulgazione scientifica. Oggi è direttore del Centro Didattico Ad Astra e di Galassica Festival dell’Astronomia, presiede l’Associazione Nemesis Planetarium ed è amministrato delegato di Visione Futuro, una società che sviluppa idee e strumenti innovativi per la divulgazione scientifica.

E’ da qualche secolo che la Scienza ha rivoluzionato la nostra Cultura, eppure non le attribuiamo il dovuto rispetto. Soprattutto al giorno d’oggi.

Nelle proposte formative ed educative attuali, la scienza è adeguatamente insegnata? Credi che si dovrebbe fare di più?

«Si, decisamente si potrebbe fare di più anche se negli ultimi anni, soprattutto con lo sviluppo del Coding e della robotica sono molti gli istituti comprensivi che si sono avvicinati alla didattica delle STEM, le così dette materie scientifiche. Sta maturando quindi una nuova classe di studenti molto attenta all’innovazione e con uno spiccato senso di creatività in ambito ingegneristico. Diversa invece è la situazione alle superiori dove a causa della strutturazione attuale dell’offerta formativa dove ai ragazzi più eccellenti viene offerta come opzione di qualità il liceo classico, per costituzione il luogo non ideale per promuovere le STEM, il risultato è che “sprechiamo” perdonatemi il termine, le migliori giovani menti indirizzandole verso campi lavorativi spesso, molto spesso, completamente aridi mentre il contributo di questi ragazzi e ragazze sarebbe non solo utilissimo ma necessario per lo sviluppo tecnologico del nostro paese.»

Chissà quanti ti avranno già fatto questa domanda. Perché studiare le stelle se i problemi da risolvere sono attorno a noi?

«Lo spazio siamo noi, non c’è nulla di scollegato fra ciò che è distribuito sopra le nostre teste e ciò che calpestiamo. Siamo abituati a considerare le Terra, la sua consistenza materiale, come qualcosa di scollegato del resto della materia che pervade l’Universo, ma così non è. Il nostro pianeta, come tutti gli altri sparpagliati e miliardi intorno a noi, è frutto di un processo, e come per ogni altra questione che possa attanagliare l’uomo, non c’è soluzione duratura senza una profonda conoscenza dei meccanismi, primi fra tutti proprio i problemi che consideriamo collegati alla natura. Non dimenticandoci però che l’uomo è figlio della natura stessa, ed ecco quindi il filo conduttore che ci riporta alla necessità di dover afferrare il reale senso delle cose.»

Spesso guardare il mondo con altri occhi aiuta a vedere soluzioni inaspettate, spesso sono le persone con cui ci confrontiamo ad offrirci una diverso filtro visivo. Esiste un luogo – su questo pianeta – in cui hai ritrovato la stessa meraviglia che si prova guardando un cielo stellato?

«Queste sono domande importanti, per le quali di solito ci si aspetta risposte di spessore, ricorderò invece un aneddoto semplice che mi è balzato alla memoria appena letta la domanda. Una delle prime occasioni che mi è stata proposta per viaggiare, parliamo oramai di qualche decennio fa, è stata una visita a NewYork, un’occasione fortunata di quelle che ti vengono offerte solo quando sei giovane, ma da amante della natura, ambientalista sfegata impegnata nella lotta contro l’inquinamento luminoso, la reazione non fu esattamente piena, come dire, di entusiasmo. Io che sognavo, e ahimè sogno tutt’ora, di visitare l’Alaska, trascinata nel cuore del caos e dell’inquinamento, nel peggio che l’uomo possa realizzare per distruggere questo pianeta, insomma i miei pensieri e le mie opposizioni erano perentori, come spesso accade per altro quando si è giovani. Tuttavia, qualche adulto, ovviamente più saggio, riuscì a farmi ragionare e così partii. Mi ritrovai quindi con il mio carico di scetticismo e malumore ad emergere da un meandro qualsiasi proveniente da sotto il suolo newyorkese che allora era la stazione degli autobus in pieno downtown e niente, non riuscii a contenere neanche minimamente lo stupore di fronte a tanta immensità. Ricordo che il mio pensiero fu: “anche l’uomo sa fare qualcosa di maestoso, non solo la natura”. Oggi l’architettura mondiale è cambiata e sicuramente ci saranno città al mondo più spettacolari, ma quello che ora noto rispetto a quel pensiero, è che allora davo per scontato che uomo e natura fossero due entità distinte, in contrapposizione, e oggi sono invece convinta che così non è. L’uomo è lo spettacolo migliore a cui si possa assistere sotto questo cielo stellato.»

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