Corinne Baroni

Teatro e nuovi strumenti digitali

Apro questa rubrica di brevi interviste con Corinne Baroni, direttrice del Teatro Coccia di Novara dal 2018 e membro del Forum per la Cultura del Trentino dal 2019. In anni passati, in aggiunta a questo, ha rivestito ruoli di rilievo in molte altre istituzioni teatrali italiane: dal La Scala di Milano, al Teatro Carlo Felice di Genova, passando per il Festival dei due Mondi sino alla Fondazione Teatro Comunale di Bologna.
Il suo atteggiamento propositivo e produttivo – nonostante la chiusura forzata del suo teatro – è stato l’elemento che mi ha incuriosito di più. Per questa ragione ho pensato che le riflessioni condivise con lei possono diventare stimoli utili a molti. In fondo, l’innovazione nella Cultura è possibile grazie alle mille contaminazioni che il mondo ci offre.

Oltre all’ Opera Smart Working Alienati, state lavorando a qualche altro progetto culturale innovativo?

«Ovviamente sì… Abbiamo presentato un progetto a Cariplo che prevede quattro nuovi format: Opera live cooking, con la presenza di Cannavacciuolo, Alienati, Concept Opera in Design  e Installazione promenade. Pensiamo ad un teatro anche spazialmente e fisicamente rinnovato rispetto alla tradizione.»

Ti confesso che da un teatro non mi sarei mai aspettato progetti così inusuali. Se devo essere sincero, ho sempre avuto l’impressione che esistano settori della Cultura un po’ restii ad investire nel digitale e meno propensi ad innovare ed innovarsi. E’ davvero così?

«Credo che sia importante prima di tutto confrontarsi sul significato della parola innovazione. Per me innovare non significhi per forza di cose andare verso il digitale né inventare qualcosa di “nuovo”; per me innovare significa rispondere ad un’esigenza, colmare un vuoto; fare cultura significa produrre contenuti attraverso un metalinguaggio, quindi, innovare significa trovare un linguaggio che parli all’uomo contemporaneo.
Per dirla in parola povere, si parla di innovazione in molti ambiti ma sono in pochi quelli che lo fanno realmente, i più invece che innovare non fanno altro che tentare di rinnovare. La differenza tra il modo della cultura e gli altri ambiti è solo che noi ne siamo più consapevoli…»

Che ruolo riveste la Città che vi ospita?

«La Città, intesa come municipalità, ha un ruolo decisivo poiché se non fosse aperta e disponibile alle sfide che il Coccia lancia ormai con cadenza regolare, noi non potremmo sperimentare e essere sempre al passo con gli altri Teatri europei. Ma noi del Coccia, per fortuna, abbiamo sede a Novara!»

Visto che il teatro è il luogo della fantasia per eccellenza, vorrei chiudere questa intervista immaginando di viaggiare verso nuove mete. Quale luogo – reale o della fantasia – consiglieresti di visitare almeno una volta nella vita?

«Domanda troppo facile: la nuova meta da visitare almeno una volta nella vita è il Coccia, nel periodo che va da novembre a dicembre 2020. In quei mesi, ai fortunati visitatori, offriremo uno spettacolo unico e soprattutto, irripetibile… Vuoi sapere di cosa si tratta?
Allora STAY TUNED e scoprilo al Teatro Coccia di Novara

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