Gorlago: una perla bergamasca

Medioevo, Rinascimento e Bell’Epoque

Gorlago è una perla della Bergamasca, una tra le più preziose che si possano scovare in questa provincia.
La bellezza di Gorlago non è immediata, per coglierla occorre addentrarsi tra le vie più antiche del borgo. Lì, infatti, resteremo affascinati dai palazzi, dagli scorci visivi e dalle opere che vi sono custodite. Proprio come le perle naturali, occorre forzare la conchiglia per raggiungere il tesoro.

Il borgo di Gorlago merita di essere conosciuto e riscoperto. L’associazione inChiostro , di cui faccio parte, collabora da tempo con l’Amministrazione Pubblica per valorizzare il patrimonio culturale locale. Per di più, quest’anno abbiamo avuto al nostro fianco il FAI e durante le Giornate FAI d’Autunno sarà possibile apprezzare la bellezza di questo Borgo. Un’occasione da non perdere!

scorcio di Gorlago

Tra Medioevo e Rinascimento

Gorlago è adagiata sulla riva destra del fiume Cherio, poco distante dalla città di Bergamo. Questo borgo possiede l’indole propria di tutti i bergamaschi: rudi in superficie, generosi nell’animo.
Allo stesso modo, il primo impatto con la sua periferia industriale e residenziale potrebbe scoraggiare una conoscenza approfondita; tuttavia raggiunto il suo cuore più antico ritroveremo le atmosfere medioevali e rinascimentali che caratterizzarono Gorlago nei secoli passati.

Il borgo antico è un luogo contraddistinto da piazze e vicoli lastricati in pietra su cui affacciano edifici in pietra: architetture dalle origini alto-medioevale. Ricche dimore nobiliari celano incantevoli giardini, ermetici luoghi di culto conservano testimonianze artistiche uniche nel loro genere. Un tesoro collezionato principalmente durante il Rinascimento, periodo in cui Gorlago raggiunge il suo massimo splendore.

Contrada Castello

Nel cuore del Paese si cela la Contrada Castello. Uno stretto vicolo conduce alla base di possenti case-torri medioevali, oltrepassate le quali ci si ritroverà al cospetto di quello che un tempo fu il Castello di Gorlago: una fortezza a presidio del fiume Cherio e dell’accesso orientale al paese.

Il castello persa la sua funzione difensiva con il passare dei secoli. Per questa ragione si trasformò progressivamente in un palazzo residenziale dimora dei Lanzi – prima – e dei Gozzini e Guarneri – poi. Accanto al castello sorge la piccola chiesa di Sant’Andrea: un’architettura tanto povera all’esterno, quanto ricca al proprio interno.

La sobria facciata in pietra della chiesa, infatti, cela uno spazio interno in cui poter leggere le tracce del passato di questo territorio. Le lapidi in marmo incastonate nel pavimento ricordano i nobili proprietari della piccola pieve, gli affreschi di abside e cappelle celebrano la gloria divina e testimoniano la fede di queste terre e dei suoi abitanti.

Infine, tra la mole del Castello e la Chiesa di Sant’Andrea si apre uno scorcio visivo verso le dolci colline delle Terre del Vescovado: un paesaggio costellato da dimore antiche e segnato da vigneti a perdita d’occhio.

Adorazione dei Magi di Moroni

Una pinacoteca pubblica: la Chiesa di San Pancrazio

Poco fuori dal borgo antico sorge la chiesa di San Pancrazio Martire, costruita a partire dai primi anni del ‘700 su disegno dell’architetto Caniana. La chiesa, tuttavia, custodisce opere pittoriche più antiche, commissionate in pieno Rinascimento per il precedente edificio ecclesiastico.
Un repertorio pittorico unico nel suo genere. Nel patrimonio di tele spiccano opere di G.B. Moroni, Moretto, G.P. Cavagna, Ceresa e Cifrondi a cui successivamente si aggiunsero le pale d’altare di Polazzo. Ognuno di questi dipinti merita un’osservazione paziente ed attenta, affinché i nostri occhi possano cogliere le peculiarità artistiche che si nascondo nella composizione, nei panorami, nei ritratti o nei singoli dettagli. Messe l’una accanto all’altra, queste opere danno vita ad un’inconsueta pinacoteca: pubblica, ma alto valore artistico.

Tra queste tele spicca il Giudizio Universale sia per dimensioni che per potenza artistica. Il Giuduzio Universale fu l’ultima opera di G.B. Moroni. Il dipinto, sebbene terminato dal lavoro di un altro pittore, conserva ancora la potenza evocativa e testimonia la creatività di Moroni.
Moroni, un colto e raffinato artista, di fronte al tema de il Giudizio Universale si rivolge ad un riferimento illustre: la Cappella Sistina di Michelangelo Buonarroti e fece propria la struttura compositiva e la narrazione generale del celebre affresco romano.
Il valore di questo dipinto risiede nelle figure straziate che abitano l’Inferno, negli angeli che lottano per strappare le anime dalle fiamme degli inferi. Un vortice di forze contrapposte che sprigiona energia in chiunque lo osservi.

Tra Gorlago e il Giudizio Universale di Moroni c’è un legame intimo. Un vincolo tanto stretto che un palazzo del borgo prende il nome di Inferno; nelle stanze di quel palazzo austero, Moroni trascorse gli ultimi giorni di vita, intento a lavorare alla sua ultima opera.

interno della Villa Siotto Pintor

Villa Siotto Pintor

Secoli dopo, sebbene Gorlago non sia più la città ricca e potente di un tempo, rimane un luogo prestigioso in cui risiedere. Una villa collocata nel borgo antico, infatti, diventa la residenza ufficiale della Famiglia Siotto Pintor, giunti dalla Sardegna con amore.

I Siotto Pintor arrivano in terra bergamasca a metà del ‘800. Gustavo Siotto Pintor sposa Amalia Vimercati Sozzi ed entra in possesso della Villa Vimercati Sozzi che, da quel momento, prenderà il nome di Villa Siotto Pintor.
Un imponente portale ne attesta la presenza lungo la via cittadina. Oltre la cancellata di ingresso si può ammirare il giardino di rappresentanza, al termine del quale si erge la facciata della Villa. Al centro del giardino cresce una sughera: una magnifica quercia monumentale che, come la famiglia Siotto Pintor, arrivò dalla Sardegna e a Gorlago mise radici.

La Villa disponeva di spazi di rappresentanza per accogliere gli ospiti al piano terra, mentre al piano superiore erano presenti le stanze private. Gli interni, sebbene segnati dall’abbandono e dall’incuria, disvelano la ricchezza e lo sfarzo di un tempo: le decorazioni e gli arredi rimasti ne sono la prova.
Al piano terra si rimane affascinati dalla successione di ambienti unici: la sala del camino, la sala biliardo, la sala delle arti e la biblioteca. Un giorno, chissà, forse sarà possibile salire anche al piano superiore e apprezzare anche le stanze private: oggigiorno un privilegio per pochi.

Villa Siotto Pintor testimonia la ricchezza, lo sfarzo e la bellezza di un tempo. Lo stato di abbandono in cui versa è un invito amorevole a tutelare il nostro Patrimonio Culturale.

Crediti fotografici: Salvatore Linguanti (archivio Terre del Vescovado).
Tutti i diritti riservati.

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