L’ora d’arte

brevi storie d’arte

Ho acquistato L’ora d’arte d’impulso, sedotto dalla copertina. Non poteva andare diversamente: un bergamasco con la passione per l’arte non può resistere al richiamo di quell’immagine. Ma questo è un altro discorso.

L’ora d’arte è un libro scritto da Tomaso Montanari per Einaudi. Nonostante non condivida sempre le posizioni di Montanari, sono sempre interessato alle sue opinioni ed all’onestà dei suoi ragionamenti. Anche in questo caso confesso che le sue parole mi hanno saputo coinvolgere.

copertina del libro "L'ora d'arte"

Una galleria d’arte

Il volume raccoglie gli articoli scritti per La Repubblica e Il Fatto Quotidiano. Il libro segue un format editoriale semplice: un’opera, l’immagine ed un testo breve. Chiaro e ben scritto. Pagina dopo pagina ci troviamo dinnanzi a capolavori più o meno sconosciuti. In realtà, il testo assomiglia più ad una galleria d’arte che ad un saggio.
Nel breve testo che accompagna le immagini è proposta una tra le possibili interpretazioni dell’opera d’arte. Infatti Montanari interroga l’immagine e ci suggerisce una chiave di lettura, ci propone un messaggio talvolta universale talvolta particolare. Pagina dopo pagina, capolavoro dopo capolavoro, cogliamo l’importanza e l’utilità dell’arte: uno strumento imprescindibile per comprendere la complessità del mondo in cui viviamo.
Saper porre le domande giuste è il primo atto di conoscenza ed è esattamente ciò che gli artisti compiono da secoli tramite il loro lavoro.

«Sono profondamente convinto che gli storici dell’arte servano a fare entrare le opere d’arte nella vita intellettuale ed emotiva di chi si occupa di tutt’altro. Ho provato a fare la mia parte.»

Tomaso Montanari

Comunicare

Durante la lettura di questo libro, ho colto un aspetto quanto mai ovvio e scontato: l’arte è la più alta espressione di comunicazione a servizio dell’uomo. La pittura, la scultura, la letteratura sono media attraverso cui artisti e committenti hanno da sempre veicolato messaggi, in maniera più o meno esplicita. Peccato aver dimenticato questa ovvietà.

Quando parliamo di opere d’arte la discussione si sofferma – sempre più spesso – sul valore storico e talvolta su quello economico; sull’urgenza della loro conservazione e di frequente sulla loro valorizzazione; su stili, autori e su molteplici altre questioni marginali. Ammettiamolo: raramente sappiamo soffermarci sul significato e sul messaggio veicolato dell’arte.
Eppure nell’era della comunicazione visiva questa mancanza è imperdonabile. E guardare un’immagine senza che si sappia coglierne il messaggio è grave.
Anni fa le immagini ci attorniavano, oggi ci sommergono. Sotto i nostri occhi scorre un fiume impetuoso di fotogrammi che noi stessi alimentiamo in una costante produzione e condivisione di immagini. Statiche o in movimento, non fa differenza.

L’ora d’arte

Non sarebbe il caso di iniziare ad educare seriamente bambini e adolescenti a comunicare efficacemente, soprattutto attraverso le immagini? Sarebbe innovativo riconoscere che la comunicazione non è una prerogativa esclusiva del testo scritto.
E’ il caso di superare l’insegnamento dell’arte come una corsa sfrenata: dall’antichità sino alla contemporaneità. Rallentiamo, per favore. Soffermiamoci ad osservare le opere con maggiore attenzione, studiamone la composizione, la luce, i colori, simboli e dettagli. Impareremo più di quanto si possa immaginare.

Mentre ero alle prese con queste riflessioni ricevetti una telefonata: la direttrice di un ente di formazione mi chiese se fossi disposto ad insegnare comunicazione digitale, partendo dalla conoscenza dell’arte e del patrimonio artistico locale.
Ma l’aspetto più sorprendente della chiamata fu il fatto che non si trattava di un liceo, bensì di una scuola professionale con indirizzo agricolo. In quelle aule non si formano i futuri esperti in comunicazione e marketing, ma operatori e tecnici che avvieranno aziende agricole e saranno artefici della trasformazione del nostro paesaggio.
Anche loro dovranno saper comunicare il loro talento e i prodotti delle loro terre. E lo dovranno fare al meglio e con efficacia, per non vanificare le fatiche del loro lavoro.

Buona anno scolastico a tutti!

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